Il meglio dell'assurdo di Internet
(MoJiTo SuperLovers web Lounge from the outer galaxy of nonsense)

15.11.07

Mi piace la patatina


Dal libro "Il Grande Tritacarne", allegato al dvd del film "SuperSizeMe", che contiene alcuni estratti da "Non mangiate questo libro" di Morgan Spurlock:
[...] Comunque, quando la gente scoprì che le normali McNuggets erano fondamentalmente Rimasugli Assortiti di Pezzi di Pollo Macinati e Riappiccicati Insieme in Forma di Piccoli Bocconcini con l'Aggiunta di Tonnellate di Prodotti Chimici, McDonald's introdusse la nuova versione di prima qualità: Pepite di Pollo McNuggets Fatte con Carne Bianca. Esatto, America, adesso c'è pollo vero nelle nuove McNuggets! Andate sul sito (se potete) e scoprite quali altri delizioni ingredienti contengono le nuove McNuggets di petto di pollo. Sorpresa! Sono ancora piene di tonnellate di sostanze chimiche (Mmmm, sostanze chimiche!).

Che ne dite di prenderci anche delle patatine con le nuove McNuggets di vero petto di pollo? [...] Il posto dove ogni tanto mi piace andarmi a fare un hamburger con le patatine in realtà pela, affetta e frigge le patate direttamente sul posto. Ingredienti: patate e olio, con una spolverata di sale sopra. Nient'altro. Dalla patata alla padella. [...] E questo sono patatine fritte vere. Le patatine fritte di McDonald's non si possono definire vere. Quando arriva in bocca, una patatina di McDonald's non ha più molto in comune con le patate Russet Burbanks cresciute nei campi ricoperti di pesticidi. Diamo uno sguardo agli ingredienti:

Patate, olio di soia parzialmente idrogenato, aromi naturali di origine bovina, destrosio, pirosfato acido di sodio (per mantenere il colore naturale). Cotte in oli vegetali parzialmente idrogenati (possono contenere olio di soia parzialmente idrogenato e/o olio di mais parzialmente idrogenato e/o olio di canola parzialmente idrogenato e/o olio di cotone e/o olio di girasole e/o olio di mais).

Sapevate che c'è tutta quella roba dentro una semplice patatina fritta?
Io di sicuro no. Pensavo che le patatine fritte fossero patate fritte nell'olio e basta. Semplici, come dovrebbero essere. Ma per mantenere uniformi in tutto il mondo la forma, il gusto, l'aspetto e l'odore delle sue patatine fritte, McDonald's ha trasformato questo classico piatto americano in un sottoprodotto chimico. E' più simile alla plastica che a un alimento. (Ancora oggi, per me le patatine di McDonald's sanno di plastica affumicata. Sono il "cibo" più innaturale, irreale, chimico che io possa immaginare.)

Non mi credete? Per provare quanto dura il McFrankenCibo, ho comprato vari prodotti McDonald's - un Filet-O-Fish, un Big Mac, patatine fritte, insomma, i soliti sospetti - e delle patatine vere e un hamburger vero in un locale che non vende fast-food, li ho messi tutti in grandi barattoli di vetro con il coperchio nel mio ufficio e ho osservato la natura fare il suo corso. Due settimane, un mese, sei settimane.

A poco a poco tutto si è deteriorato e si è decomposto, secondo le normali leggi della natura. Il mio ufficio è diventato terribilmente maleodorante. Solo quelle patatine McDonald's si rifiutavano di morire. Sono passate dieci settimane, e quei mostri della natura non si erano decomposti neanche un po'. Non avevano fatto la muffa, non si erano deteriorate, non era successo nulla. Dopo dieci settimane, sembravano ancora appena comprate. A quel punto il mio stagista è rimasto scioccato a quella vista e quell'odore disgustoso e ha buttato via tutto, per cui non ho modo di sapere quanto sarebbero durate ancora quelle McFrankenPatatine. Per quel che ne so, sono da qualche parte nella discarica di Fresh Kills, ancora identiche al giorno in cui le ho comprate.

L'ispirazione per quell'esperimento mi è venuta da uno scherzo che avevo fatto a un mio amico, un produttore di Mtv, alcuni anni prima. Ci facevamo degli scherzi a vicenda, come nasconderci del cibo l'uno nell'ufficio dell'altro, in posti dove non riuscivamo a trovarlo fino a quando la puzza di cibo in putrefazione non riempiva la stanza. Avevo appena trovato un sandwich al prosciutto di colore verde sotto la mia scrivania che puzzava come i boxer di Shaq O'Neill a fine partita. Come vendicarmi? Andai a un McDonald's, comprai un hamburger di pollo e mi intrufolai nel suo ufficio. Lo scartai e lo appoggiai sopra la sua libreria, nascosto dietro a un birillo da bowling e a un pallone da basket, souvenir di quando lavorava per Mtv Sport.

"Non lo troverà mai" sogghignai.

Caspita, avevo proprio ragione. Le settimane passavano e non succedeva nulla che destasse l'attenzione del mio amico. Nessun odoro di pollo in putrefazione che lo spingesse a cercare. Passarono due mesi, e ancora nulla. Una volta, mentre era fuori, entrai di soppiatto nel suo ufficio per controllare. L'hamburger era ancora lì dove l'avevo nascosto. La salsa si era asciugata e la lattuga si era rattrappita fin quasi a scomparire, ma il panino e il pollo sembravano come nuovi.

"Tra poco deve per forza cominciare a puzzare" pensai.

Passarono altri due mesi. Mtv cancellò il mio programma e, prima di andare via, andai a salutare i colleghi. L'ufficio del mio collega non puzzava ancora di McChicken morto. Non fece nessun accenno quando ci stringemmo la mano e ci salutammo. Passarono molti altri mesi. Poi, un giorno mi chiamò e mi chiese quando ero andato nel suo ufficio.

"Di che parli?" dissi sinceramente sorpreso. Era passato così tanto tempo che avevo dimenticato completamente lo scherzo.

"Ho trovato il regalino che mi hai lasciato" ridacchiò. "Quando sei stato qui?"

"Ma ho lasciato quella cosa lì quasi un anno fa" urlai.

"Cosa? Non ci credo" rispose.

"Perché? Che aspetto ha?"

"Sembra," disse lentamente "come se l'avessi comprato ieri."

Mi disse che aveva trovato il panino per puro caso. Nulla, nessuna puzza aveva attirato la sua attenzione. Se non l'avesse visto, per quanto tempo sarebbe durato intatto e incontaminato? Un altro anno? Per sempre? La risposta forse è proprio "per sempre". Dopo l'uscita di Super Size Me, mi chiamò un tizio di nome Matt Malmgren, un ingegnere informatico di Burlington, nel Vermont. La notte di Capodanno del 1991 era con degli amici in giro per Boston e tornando a casa comprò un paio di cheeseburger, ne mangiò uno e mise l'altro nella tasca del cappotto, con l'idea di mangiarlo dopo. "Non indossai più quel cappotto fino all'autunno successivo," mi disse, "e l'hamburger era ancora in tasca. Si era seccato ma, a parte questo, era perfettamente conservato. E' stato interessante."

Lo tenne come souvenir. E poi cominciò a collezionarli, uno all'anno.

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